Il 7 ottobre 1910, la Svizzera mise ufficialmente al bando l'absinthe. Dopo decenni di successo e diffusione internazionale, la celebre fée verte – la fata verde – divenne improvvisamente illegale, vittima di campagne moraliste e di paure infondate.
Questa proibizione segnò profondamente chi, come tanti produttori e appassionati, aveva dedicato la propria vita a questa bevanda.
A pochi mesi dall'entrata in vigore della legge, un episodio singolare e toccante ci arriva dalle cronache del tempo, precisamente dal settimanale "La Rezia - Giornale democratico del Cantone dei Grigioni", datato 26 febbraio 1911.
Secondo quanto riportato, la polizia si presentò presso una piccola abitazione isolata, a Ginevra, Svizzera, per effettuare una perquisizione. La moglie del proprietario tentò inizialmente di sviare gli agenti, dichiarando l'assenza del marito. Ma il commissario, deciso ad applicare la nuova legge, ordinò di forzare porte e finestre per entrare.
La scena che si presentarono davanti fu tanto incredibile quanto struggente: l'uomo, immobile in un angolo della stanza, osservava impassibile mentre due botti versavano copiosamente assenzio sul pavimento. Il prezioso distillato aveva ormai invaso tutto l'appartamento e cominciava a colare anche al piano inferiore, impregnando l'aria del suo inconfondibile aroma.
Non si trattava solo di un tentativo disperato di distruggere la prova della sua infrazione. Quel gesto sembrava voler essere una vera e propria forma di protesta silenziosa, un estremo atto d’amore verso l'assenzio, divenuto ormai proibito. Piuttosto che vederlo sequestrato quest'uomo preferì sacrificarlo in un'inondazione di profumi e memorie.
Di seguito il ritaglio originale d'epoca di questa notizia:
"GINEVRA - Inonda la sua casa di assenzio per impedire una perquisizione. In applicazione della legge proibente l'uso dell'assenzio, l'altra sera la polizia continuando le sue operazioni di sorveglianza contro l'uso della «fata verde>> si recò da un individuo che occupava una casetta isolata a due piani, per procedere ad una perquisizione. La moglie dichiarò che il marito era assente, ma il commissario di polizia, ciò malgrado fece forzare una finestra ed una porta e penetrò con alcuni gendarmi nell'appartamento. Uno spettacolo stranissimo si offrì allora ai suoi occhi. L'individuo era in un canto della stanza inondata da un mare di assenzio e contemplava impassibile il liquido che usciva da due botti, di cui egli aveva aperto i rubinetti. Il liquido che esalava il suo odore caratteristico, continuava ad inondare tutto l'appartamento ed il piano sottostante."
E un'illustrazione evocativa, ricreata oggi, per cercare di rievocare l'atmosfera di quel momento: il contrasto tra l'autorità della legge e la malinconica resistenza di chi vedeva svanire qualcosa di prezioso.
Un piccolo frammento di storia, che ci ricorda quanto l'assenzio, ben oltre le mode e le paure, fosse (e sia ancora oggi) un simbolo di passione e di identità.